La nascita della Regola di Tai e Vissà di Cadore.
La Regola Di Tai e
Vissà di Cadore, al pari delle altre Comunanze cadorine, data
la sua origine intorno al XII secolo. A quel tempo si configura
già come una completa organizzazione dotata degli organismi giuridici
che le permettono di funzionare autonomamente (assemblea generale,
banca cioè l?organo di gestione, marìgo o capo regola, laudadori
o amministratori ecc. ecc.).
Essa dispone sull?uso e lo sfruttamento dei beni collettivi,
stabilisce le modalità colturali delle terre agricole e pascolive,
fissa i tempi per la seminagione e il raccolto delle granaglie,
la fienagione e le pratiche del pascolo; regolamenta il prelievo
del legname destinato al fabbisogno e al rifabbrico ovvero alla
costruzione e restauro delle abitazioni private e dei fienili;
stabilisce le opere di regola ovvero le prestazioni lavorative
gratuite fornite dai Regolieri per la costruzione e manutenzione
dei manufatti stradali, regimazione dei corsi d?acqua,coltivazione
e sfruttamento boschivo, gestione e manutenzione degli impianti
collettivi quali molini e segherie necessari alla vita comunitaria.
Il terremoto napoleonico degli inizi del 1800 decreta la fine
delle Comunanze famigliari attribuendo ai Comuni l?amministrazione,
non la proprietà, dei beni regolieri originari secondo la loro
appartenenza al territorio delle rispettive Frazioni. Si dovrà
attendere il nuovo millennio (2002) per vedere ricostituita la
Regola di Tai e Vissà grazie all?idea condivisa e alla determinazione
di tre abitanti originari di Tai.
Oggi essa opera in totale autonomia grazie ai proventi derivanti
dalla vendita dei vari lotti boschivi e dai canoni di affitto
di terreni e casere locati per esigenze varie. Rivolta alle diverse
finalità statuarie, l?attività della Regola è orientata principalmente
alla conservazione e valorizzazione del patrimonio boschivo, alla
riscoperta delle tradizioni culturali locali, alle opere di solidarietà
sociale e alla organizzazione di momenti di aggregazione del paese.
Oggi l?auspicio dei regolieri tutti è quello di vedere raccolto,
nelle nuove generazioni, il messaggio di reciproca fraternità
lasciatoci dai nostri Avi nel momento in cui si riunirono per
costituire la Regola di Tai e Vissà.
La ricostituzione della Regola nell'anno 2002.
L'emanazione della legge regionale 19 agosto 1996 n. 26, attuativa
dell'articolo 3 della legge statale sulla montagna del 31 gennaio
1994 n. 97, venne incontro alle latenti e profonde aspirazioni
di quelle comunità paesane delle Alpi venete che, memori delle
loro antiche origini intendevano riappropriarsi del territorio
degli Avi per gestirlo in forma democratica.
La procedura ricostituiva della Regola, in base alla citata legge
regionale, presuppone la formazione di un Comitato promotore formato
da persone originarie e stabilmente abitanti nel Regolado, con
il compito di predisporre un Laudo-Statuto che regolamenti il
funzionamento della ricostituenda Regola, l'Elenco delle Famiglie
originarie, i cosiddetti fuochi, e l'Elenco dei beni originari
del patrimonio. La documentazione è approvata dall'Assemblea generale
dei Regolieri in seduta straordinaria, verbalizzata da un Notaio
ed allegata all'istanza da indirizzare al Presidente della Giunta
regionale del Veneto che, a seguito di verifica della completezza
e regolarità degli atti, emetterà il decreto di riconoscimento
dell'Ente.
L'iter della ricostituzione della Regola prese avvio dall'idea
condivisa da tre abitanti originari di Tai sull'importanza di
riavere la disponibilità del patrimonio antico al fine di mantenere
in mani locali il governo del territorio, coinvolgendo nel compito
tutti gli abitanti autoctoni in quanto qualificati e legittimati
nel farlo, nel solco della ultrasecolare tradizione cadorina.
A tale scopo furono invitate le Famiglie originarie a partecipare
ad una riunione consultiva, tenutasi nella sala parrocchiale del
Paese il 21 febbraio 1998, per conoscere la loro opinione sull'opportunità
di intraprendere l'iniziativa, considerato che la citata legge
regionale dava la concreta possibilità di riavere anche a Tai
l'antica Regola. Ad illustrare il tema posto ai convenuti si prestò
in modo competente e persuasivo, frutto d'una sua intima convinzione,
il compianto Roberto Pagogna Regoliere di Nebbiù, figlio dell'indimenticabile
insegnante elementare Giovanni Pagogna che dal 1949 in poi si
adoperò con determinante impegno alla ricostituzione nel 1952
della Regola del suo Paese natale.
Aperta la discussione alcuni dei presenti manifestarono perplessità
circa la proposta di rimettere in piedi la Regola, alcuni dicendo
che mancavano i presupposti economici per sostenere l'Ente, altri
ritenendolo ormai superato, dopo quasi duecento anni di inattività,
dall'attuale organizzazione amministrativa del territorio. A queste
pur comprensibili obiezioni diede precise risposte il Pagogna,
esternando la sua convinzione che impegnandosi per riavere la
Regola, pur costando futuri sacrifici e dedizione alla causa ,
non si sarebbero rinnegate le proprie radici, bensì raccolto
il messaggio lasciatoci nel 1806 dai nostri vecchi che difesero
strenuamente l'Istituzione contro la sopraffazione straniera,
purtroppo senza averne ragione.
Alla fine della discussione fu chiesto, mediante una votazione
palese, l'orientamento dei presenti che si espressero, pressoché
all'unanimità, di dare avvio alla pratica ricostituiva
dell'Ente.
Si procedette poi a designare i componenti del Comitato promotore
nelle persone dei signori: Coletti Oste Antonio, Coletti Bin Eugenio,
Coletti Oste Giuseppe Coletti Melo Lucio, Coletti De Battista
Saule, Coletti Melo Stefano, , De Polo
Pela Giuseppe , Rossi Ennio, Rossi Mario
e Vissà lal Eugenio. Alla prima riunione del Comitato il
3 aprile 1998 fu incaricato dai suoi componenti a presiederlo
il signor Coletti Oste Giuseppe. Il Comitato preparò i
documenti richiesti dalla legge regionale a corredo dell'istanza
di riconoscimento della Regola da parte del Presidente della Regione
del Veneto, avvalendosi del contributo economico della maggior
parte degli aderenti all'iniziativa.
- Il Laudo - Statuto ed i suoi Regolamenti applicativi, è
il compendio istituzionale, gestionale e normativo dell'Ente che
ne fissa essenzialmente: la natura giuridica, la sede e lo stemma,
i suoi scopi e le finalità, gli organi di gestione, i requisiti
dei partecipanti ed i loro diritti e doveri.
Esso è composto di quaranta articoli e tre Regolamenti
applicativi, riguardanti l'assegnazione alle Famiglie della legna,
del rifabbrico e fabbisogno di legname per la costruzione o riparazione
dell'abitazione del Regoliere ed, infine, il Regolamento per il
pascolo del bestiame nei fondi della Regola e la raccolta dei
prodotti del sottobosco.
Per inciso lo stemma della Regola è uno scudo diviso
in due campi, ove nel superiore è ripreso quello della
Magnifica Comunità di Cadore alla quale anticamente apparteneva
l'Ente, mentre nell'inferiore è raffigurata la storica
Fontana al "Piè de la Vila", tra due stelle d'oro
in campo azzurro. Le stelle stanno a significare le due borgate
di Tai e Vissà. - "L'Elenco dei Fuochi-Famiglia regolieri
originari" di Tai, cioè dei capi Famiglia dei ceppi
presenti in Paese al sorgere della Regola agli albori del 1200
che, come descritto in precedenza, risultano essere i ceppi famugliari
dei Coletti, Da Damòs, De Polo, De Tone, Rossi e Vissà;
alla data del 15 aprile 2000 gli aventi diritto agnatizio di partecipazione
alla Regola, risultarono in numero di 56 soggetti, dei quali 48
maschi e 18 femmine.
- "L'Elenco provvisorio dei Beni Immobili, riconducibili
al patrimonio antico della Regola", precisando che il documento
è stato definito "provvisorio" in quanto i beni
regolieri accertabili al momento della sua compilazione sono quelli
in esso riportati, essendo comunque possibile inserirne di altri
dei quali se ne accerti in seguito la legittima proprietà
ab antiquo dell'Ente.
I cognomi originari
Le Famiglie o ceppi originari attualmente presenti a Tai sono sei: Coletti,
Da Damòs, De Polo, De Tone, Rossi e Vissà.
Attraverso gli studi sulla storia locale e le ricerche nei principali
archivi storici del Cadore, è possibile determinare e dimostrare
quali erano e sono i cognomi originari del paese. Infatti l'opportunità
di consultare l'abbondante materiale archivistico a disposizione,
dà la certezza sia dell'autoctonia quanto dell'appartenenza dei
ceppi alle famiglie regoliere ab antiquo. Sebbene le fonti archivistiche
difettino di registri contabili antichi, supplisce ai fini della
ricerca una rivelatrice quantità di documenti amministrativi,
atti notarili, sentenze giudiziarie, deliberazioni comunitarie
e regoliere che dimostrano, come nel caso specifico della Regola
di Tai e Vissà, ci fossero all'epoca della nascita della Regola
unicamente i cognomi citati, i cui fuochi, in quanto originari,
erano e sono di diritto appartenenti alla comunità regoliera.
:: COLETTI
E' assodato che il cognome COLETTI (Coleti, Coletti, Coletus,
de Coletus, Colettis de, de Coletto, Colletto, Colletti)
è il diminutivo del nome e cognome Nicòla. Un certo Nicoleto,
figlio di un Antonio, che di cognome o meglio di soprannome era
chiamato Bramaroba, nel 1407 si trasferì dalla Cavallera in località
Galghena di Tai. Suo figlio chiamato Antonio come il nonno paterno,
abbandonato il cognome o soprannome che fosse, comincia a chiamarsi
e farsi ch' are Antonio di Coletto. Moltiplicatesi le famiglie,
il Coletto si muta nel plurale Coletti.
:: DAL DAMOS
Il ceppo DA DAMOS è indubbiamente d'origine
umano geografica, derivando ovviamente dal nome dato al borgo
di Damòs, che dal 1373, con l'aggregazione della Regola
di appartenenza detta di Cavallaria a quella maggiore di Tai e
Vissà, ne farà poi parte integrante.
Il borgo è presumibile sia sorto per dare alloggio agli
operai forestali e dagli addetti al trasporto delle antenne, fornite
dal Cadore alla Serenissima.
:: DE POLO
II ceppo DE POLO (Polo, Pollo, de Polo, de Pollo, de'
Polo, di Polo, di Pollo), patronimico preceduto da un
de in ablativo singolare, ha origine da un Paolo, apocopatamente
detto Polo, della casata dei Coletti muore nel 1601. I suoi figli
maschi Pietro, Bortolo e Giovani Maria si fanno chiamare oltre
che col cognome Coletti, con il soprannome de Polo. Tetro nell'atto
di matrimonio del 1597 con Orsola Coletti è detto figlio
di ser Polo Coletto e, nell'atto di morte nel 1648, è indicato
come figlio del q(quondam) Paolo Coletto. Gli atti di matrimonio
della figlia Tomasina (1625) e del figlio Nicolò (1630)
sono riportati come Coletto de Polo. Nell'atto di morte del figlio
Paolo (1623) è scritto unicamente de Polo. Il figlio Bortolo
si sposa nel 1601 con Anastasia Coletti e l'atto riporta fu Polo
Coletto; nell'atto di morte avvenuta nel 1624, si legge de Polo;
nell'atto di matrimonio di suo figlio Nicolò (1642) è
indicato come Coletto de Polo. Negli atti di morte delle due figlie
di Giovanni Maria (1619 e 1621), nonché della moglie Libera
(1622) è detto Coletto de Polo. Nell'atto di morte di Giovanni
Maria è citato come figlio del q(quondam) ed i loro discendenti
continuano a denominarsi con il cognome Coletti ed il soprannome
de Polo sino all'inizio del 1800, quando abbandonano definitivamente
il cognome originario, sostituendolo definitivamente con De Polo
:: DE TONE
Il cognome DE TONE (de Tone, de Toni, de chi de Toni)
è l'aforesi del nome proprio Antonio, che in dialetto cadorino
diventa Toni. La Famiglia ha origine da un Antonio, di professione
fabbro, che è ancora vivo nel 1437. In quegli anni era
vivente anche magister Jacobus de Tone de Tajo, forse figlio di
Antonio, che esercita la professione di fabbro.
Un certo Rigus (Federico) de Tone de Tajo è vivo nel
1468, mentre nel 1494 è vivente Nichel gener Tofoli de
Tone de Tajo e, ancora, nel 1497 un Laurentius de Tone de Tajo.
Il 4 luglio 1535 Francisco Schiopitero quondam Lausentii de Tone
(forse figlio di quel Lorenzo del 1497), è presentibus
alla ratifica dell'atto di rinnovazione dei confini del monte
Dubita avvenuta nel 1533.
Nicollò de Sval de Toni è incaricato dalla regola
da Tai di provvedere a cavar sabion per la ricostruzione della
chiesa di S. Candido nel 1570) e nell'anno successivo Colò
de chi de Toni ed altri sono incaricati dalla stessa regola de
attender a far la calchera per il rifabbrico dell'edificio sacro.
:: ROSSI
Alla base del cognome ROSSI è il nome
rosso, derivato da un originario soprannome formatosi in relazione
al colore dei capelli o della barba avuto da una persona dimorante
a Tai. L'origine del casato (Rubey, de Rubeis, Rubeus, del Ros,
de Ros, Rosso) di Tai è incerta.
Al riguardo due sono le teorie, entrambe sostenute da uno studioso,
certo Silvio De Kunert. Una vuole che il capostipite sia un certo
Joannes Rubeus di Vissà ancora vivente nel lontano1341,
l'altra, la più accreditata secondo gli storici locali
Giuseppe Ciani, Piero Da Ronco e Antonio Ronzòn, dice che
il capostipite è un Bartolomeo Rosso proveniente da Vicenza
che, nel 1377, abitava a Sottocastello. Questi ha un figlio di
nome Nicolò, che a sua volta è padre di un altro
Bartolomeo, che si fa chiamare da Vissago, essendosi trasferito
ad abitare in quel Villaggio. E' inoltre presumibile che il successivo
spostamento della Famiglia ad Auròs sia avvenuto nell'arco
di tempo di qualche anno, considerato che la località è
vicina all'abitato di Vissà. Questo Bartolomeo è
ancora vivente nel 1491, essendo coinvolto in una sentenza del
I° novembre, che lo dichiara debitore nei confronti della
Scuola dei Battuti di S. Maria Nascente di Pieve per 16 lire annue,
a titolo di livello per alcuni terreni.
Da ricordare, anche se a margine, che proprio Bartolomeo Rubeus
de Vissago, figlio di Nicolò, a sua volta figlio di Bartolomeo
originario di Vissà, è il padre di quel M. °
Ant.' (Rosso) depentor, che alla fine del XV secolo si trasferisce
a Belluno e poi a Mel, dando origine alla stirpe dei pittori da
Mello.
:: VISSA'
Il cognome VISSA' (Vissago, Visago, da Vissà),
derivante dal nome della borgata omonima, è presumibilmente
uno dei più antichi del paese e della contrada. Quando
la denominazione definitiva "Tai" non si era ancora
consolidata, perché non si era ancora formato il borgo
di collegamento (Tai) fra le borgate di Gàlghena e Vissà,
questo insediamento era il primo che si incontrava lungo la Via
Regia nel percorso da Valle a Pieve. La località, composta
da qualche casa che nel corso dei secoli si è mantenuta
quasi inalterata, comincia a svilupparsi alla fine del 1800. La
pochezza del borgo ha, da sempre, condizionato l'evoluzione quantitativa
del cognome, che si riscontra nella scarsa incidenza sull'organizzazione
sociale del regolato.
Le ricerche archivistiche sul cognome di che trattasi hanno
dato i seguenti riscontri: Indrigheto da Vissago il 3 luglio 1281
paga la decima alla Chiesa di S. Giorgio di Domegge su un terreno
confinante con Ugolino da Vissago in quel di Vissà; ser
Anton q(uonda)m. Ser Gregoriy è rappresentante di regola
alla innovazione del Laudo i124 maggio 1552;
Petrun Odorici de Vissago appare su un documento del 1554;
Toni da Vissà è incaricato dalla regola nel 1571
di attender intorno la calchera durante il rifabbrico di S. Candido;
Zuanne e Fratelli q(uonda)m Francesco da Vissà, Iseppo
q(uonda)m Appolonio da Vissà sono deputati di Tai nei Consorti
regolieri dei Monti d'Antelau ed Ajaron nel 1756; Antonio di Sortolo
da Vissà è teste il 7 aprile 1757 davanti al Vicario
Giulio Pagani all'approvazione del laudo di Pozzale trascritto
in italiano;
Gio Battista q(uonda)m Valentin Vissà è merito della
regola nel 1804.
Attraverso il riporto di "presenze" cognominiali nei
molteplici eventi avvenuti nella comunità sociale del Regolado
di Tai e di Vissà, è stata testata la codificazione
dei cognomi delle Famiglie originarie, che nel tempo si sono formati
e che tuttora sussistono. Come è successo nelle piccole
comunità insediatesi originariamente nei vari villaggi
del Cadore, col crescere della popolazione in rapporto al numero
limitato dei ceppi famigliari ha determinato spesso il ripetersi
del cognome del ceppo originario, comportando la necessità
di distinguere le diverse ramificazioni con dei soprannomi propri
del Casato. Così ancor oggi si annoverano: per il ceppo
Coletti i soprannomi Agaròle, Bin,Biondo, Casasola, Contin,
Cogo,Piovan, De Battista, Fàuro, Mèlo, Ossi, Oste;
per il ceppo Da Damòs nessun soprannome;
per il ceppo De Polo i soprannomi Casanova, De Manéto,
De Pierin, Mònego, Pela; per il ceppo De Tone il soprannome
Fulìn;
per il ceppo Rossi nessun soprannome;
per il ceppo Vissà i soprannomi Ial, Vicarè.